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#bearhunt

#bearhunt La caccia all’orso

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#bearhunt , la caccia all’orso, o meglio all’orsacchiotto (teddy bear),è un flash mob che sta diventando virale in tutto il mondo. Una simpatica iniziativa partita da Beauty Point, una cittadina a nord della Tasmania – Australia che ha aderito alla campagna solidale per rallegrare tutti i bambini durante la quarantena covid19 e stimolare la loro fantasia posizionando un orsacchiotto in peluche in diversi luoghi: alla finestra, sulle panchine pubbliche, alla fermata degli autobus, come decorazione delle buche delle lettere o in qualsiasi posto in vista in spazi aperti. Una campagna che in poco tempo sta diventando virale nel mondo.  In questo modo gli orsetti, o qualsiasi altro animale di peluches si abbia in casa, dal coniglietto, al cagnolino allo scimpanzé potrà rallegrare gli occhi dei più piccoli e potrà portare elementi di distrazione nelle loro vite ora un po’ spente. Il gioco, anzi la caccia, consiste nel postare sui social le foto degli orsacchiotti che si vedono sulle finestre mettendo l’hastag #bearhunt.
Persino il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern ha aderito esponendo due orsi alla  finestra della sua casa di famiglia a Wellington.  Quindi dopo gli arcobaleni, che in Italia hanno l’hastag #andratuttobene, ecco arrivare i teneri  orsacchiotti. Un’iniziativa di diffusione mondiale ma meno sviluppata nella nostra penisola in quanto in Italia si polemizza sull’importanza e sul ruolo dato ai bambini nell’emanare le misure di distanza sociale nel periodo del confinamento da corona virus mentre negli altri paesi vige il pragmatismo; quindi si passa all’azione.
Infine è doveroso ricordare che l’iniziativa #bearhunt prende il nome dal romanzo “We’re Going on a Bear Hunt” (Caccia all’orso) dello scrittore britannico Michael Rosen attualmente ricoverato in terapia intensiva per Covid-19. Allora attiviamoci tutti, anche noi italiani, di tutte le generazioni, ritroviamo il nostro vecchio orsacchiotto o peluche preferito e posizioniamolo alla finestra. Faremo sorridere un bambino, la generazione del futuro